Preconcetti, pregiudizi, scene da film…
L’immaginazione corre quando sai che, a breve, dovrai entrare in un luogo solitamente inaccessibile: varcare le porte e i cancelli di un Carcere.
Era fine 2021 e il carcere in questione è la ” Casa Circondariale di Pesaro “.
Tutto ciò che mi ero immaginata era ben lontano dalla realtà.
Ho visto volti giovani, alcuni giovanissimi – e non parlo solo di detenuti ma anche del personale di polizia penitenziaria, ragazzi e ragazze – occhi che ti scrutano e vogliono comprendere chi sei e cosa fai in quel luogo.
Ho camminato per il lungo corridoio che porta agli ambulatori e all’infermeria, e chiunque ho incrociato ha salutato, con rispetto ed educazione.
La Cooperativa Sole è entrata in Casa Circondariale per occuparsi dapprima del servizio infermieristico, poi anche di quello medico, impostando una organizzazione che ha come primo fine e obiettivo il concetto di salute e prevenzione.
I detenuti, a prescindere dal reato commesso, sono persone che hanno comunque il diritto ad avere dignità e ad essere presi in carico come qualsiasi altro paziente, come cita l’articolo 32 della Nostra Costituzione.
E la presa in carico deve essere necessariamente multidisciplinare.
In questi anni ciò che siamo riusciti a fare, con il grande aiuto e supporto del Responsabile AST di Medicina Penitenziaria, Dott. Marchionni, ma anche con la volontà, la disponibilità, la voglia di migliorare un Sistema da parte delle figure professionali sanitarie e non (Psicologa, Psichiatra, Psichiatra SERT, DSM, Ass. Sociale, Educatori) è stato sederci attorno ad un tavolo e COMUNICARE.
Sembra poco, una cosa scontata e invece si è impostata una modalità pianificata e organizzata che prima non esisteva. Anche questo è PRENDERSI CURA e il valore dell’integrazione con le altre professionalità è impagabile.
Certo, non è sempre facile, ci sono giorni e momenti impegnativi, il personale deve occuparsi di 250 detenuti quando la capienza è di 170, ci sono persone con problemi di dipendenza, patologie croniche, salute mentale compromessa…
Può accadere che chi hai davanti si ferisce, profondamente, e comprendi che taglia il proprio corpo perché ha una enorme ferita nell’anima da sanare, da ricucire una vita sospesa…
Forse non tutti sanno che quando entri in carcere tutti i tuoi beni vengono riposti in un sacco nero, sì quelli dell’immondizia, un gesto simbolico che trasmette il messaggio, neanche troppo velato, che sei un rifiuto della società.
Da questa considerazione siamo partiti con un piccolo progetto per accompagnare le persone ad un percorso di sviluppo di nuove competenze e professionalità che possa generare un impatto positivo.
Stiamo finalmente per avviare un laboratorio di cucito, all’interno della Casa Circondariale, finalizzato alla produzione di borse di stoffa, destinate ai nuovi giunti, per riporre i propri effetti personali.
E’ una goccia nel mare? Può darsi…ma il mare è fatto di piccole gocce..
Stefania Cialabrini, responsabile sistema qualità cooperativa Sole
Non deve essere facile , entrare in un carcere. Bellissimo racconto . Grazie
Applaudo a questa meritevole e giusta iniziativa! Sono medico penitenziario da più di 20 anni presso la CR di CHIAVARI, anche noi facciamo il possibile per rendere più “umano” possibile un percorso altrimenti complicato e gravoso …
Si tratta sempre e comunque di persone, non esiste dimenticarsene.