Social cargo: la nuova galassia dei servizi in viaggio

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Una ragazza in sella a una cargo bike.

Oggi facciamo un esperimento. Proviamo a progettare come i servizi possono generare bene comune. In questo ci aiuterà qualcuno di molto smart… lasciatevi stupire sarà un’opera di sartoria interessante. Andiamo, si parte!

Una galassia da scoprire, i servizi di innovazione social per il bene comune

Prima di tutto partiamo dal concetto di cos’è un servizio, ci facciamo aiutare dalla Treccani:

Si definisce s. il risultato di ogni attività svolta dall’uomo direttamente attraverso il proprio lavoro (per es., la consulenza di un avvocato), oppure indirettamente, attraverso beni economici (nei quali si può anche incorporare, per es., il s. del trasporto di un bene), allo scopo di soddisfare propri bisogni.

Ora, proseguiamo e cuciamo un altro pezzo della nostra costruzione: il bene comune.

Per comprendere come un servizio possa diventare un bene comune, ci siamo affidati alla definizione dell’’esperto di marketing di fama mondiale Philip Kotler nel libro La sfida del bene comune. Come riconoscere e promuovere i valori democratici di una comunità. Se ne ricava una definizione sintetica di bene comune: “ciò che è condiviso ed è vantaggioso per tutti o per la maggior parte dei membri di una determinata comunità”.

Infine, facciamo un ultimo rammendo e aggiungiamo un ulteriore concetto, quello di innovazione sociale. Con ciò intendiamo la “creazione e implementazione di nuove soluzioni ai problemi sociali, i cui benefici vengono condivisi anche esternamente ai confini degli innovatori” (Tracey, Stott, 2017).

A questo proposito, la commissione europea aggiunge anche che l’innovazione sociale riguarda “lo sviluppo e l’implementazione di nuove idee (prodotti, servizi e modelli) in grado di rispondere ai bisogni sociali e di creare nuove relazioni sociali o collaborazioni. Si tratta di nuove risposte a istanze sociali particolarmente urgenti in grado di influenzare i processi di interazione sociale. L’innovazione sociale ha l’obiettivo di accrescere il benessere sociale. Le innovazioni sociali sono innovazioni che sono “sociali” sia nei fini che nei mezzi” (European Commission, 2013).

Lo strumento, il design dei servizi

Per parlare di design (“progettazione”) ci affidiamo a Ezio Manzini che in un’intervista su cosa significhi progettare servizi nel nostro secolo, si esperime in questo modo:

Il design per l’innovazione sociale è tutto ciò che il design, in tutte le sue forme, può fare per promuovere e sostenere il cambiamento sociale verso la sostenibilità ciò che si progetta non è un ‘risultato finale’ (come quando si progetta una sedia o una lavatrice), ma sono le condizioni affinché un evento desiderato abbia maggiori possibilità di avvenire. Più precisamente, poiché il ‘risultato finale’ non è più una cosa, ma un sistema di relazioni, e il nuovo ruolo dei designer, in questa visione, muta: collaborare alla creazione di ambienti socio materiali più favorevoli. E farlo adottando un atteggiamento dialogico. Che significa: ascoltare, contribuire alla discussione con delle idee, ascoltare ancora e andare avanti in questa conversazione con i diretti interessati e tutti gli stakeholder coinvolti.

Un esempio? La cargo bike, da bici a delivery di solidarietà

Siamo nel 1881, il servizio postale britannico commissiona alla Bayliss-Thomas dei solidi tricicli per il trasporto delle merci. Ecco il primo esempio di cargo bike, un mezzo di trasporto al servizio della sostenibilità ambientale e della mobilità intelligente.

Nel 1877, un certo James Starley disegna tre progetti di portapacchi per il trasporto di persone o merci. A quel tempo i telai in legno furono sostituiti da copie in ferro pieno con cuscinetti a sfera.

Ma erano pesanti, non avevano attrezzi e avevano poca capacità di carico. Tuttavia, questi sviluppi tecnici alla fine sono stati indispensabili anche per l’ulteriore evoluzione della bici da carico.

È all’inizio del ventesimo secolo che la magia accade. Qualcuno, in Inghilterra, ebbe l’idea di posizionare una scatola di legno relativamente grande davanti al guidatore, proprio sopra un assale anteriore orizzontale imperniato su un telaio principale. Questa semplice costruzione non necessitava di ruote anteriori sterzanti poiché l’intera scatola o vassoio fungeva da sterzo. Nacque così la prima bici da carico classica (ancora chiamata portapacchi) una vera pietra miliare nella storia delle bici da carico a tre ruote.

Un’evoluzione applicata al sociale?

Oggi, a Milano è attivo So.De progetto di delivery etico in cui un gruppo di rider In sella alle bici e cargo bike consegnano spese a domicilio, vestiti, libri, documenti, mobili, sogni e desideri. La cargo bike in questo modo si è evoluta in un altro servizio: il commercio di prossimità, consegnando i prodotti di negozi e alimentari locali, botteghe artigiane, librerie indipendenti, ristoranti etici.

La cargo bike diventa così un mezzo di delivery di pratiche di solidarietà e sostenibilità, in grado di soddisfare i bisogni più importanti: quelli dei cittadini che vivono ogni giorno i quartieri.

E il futuro? Proviamo una magia intelligente e artificiale

Ora facciamo un esperimento con l’intelligenza artificiale e vediamo cosa genera BlueWillow da una frase che rispecchia il nostro esperimento di oggi: “una coppia di persone senior eleganti sarti che riparano vestiti usati e li portano ai senzatetto con una cargo bike”. Ecco i risultati:

É chiaro che ormai i limiti sono solo quelli della nostra fantasia. Siete nella partita? Scriveteci una bella storia di design dei servizi a innovazione@solecooperativa.com

Siamo curiosi di leggere e condividere i vostri contributi. Let’s go!

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